La Corte di Cassazione con la recente sentenza 10208/2018 ha stabilito che gli insulti su Facebook all’azienda per cui si lavora hanno il carattere della diffamazione in grado di raggiungere un numero illimitato di persone. Ciò determina “giusta causa” per il licenziamento “venendo meno il rapporto fiduciario tra dipendente e datore di lavoro”. Un caso pratico ha riguardato un’impiegata di Forlì con uno sfogo sul social network del tipo “mi sono rotta i coglioni di questo posto di merda e della proprietà”. Sfortunatamente per lei tra i suoi amici virtuali compariva anche il legale della società. Risultato: licenziamento in tronco
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