Tasse: imprenditore evade fisco per salvare operai, “graziato” da tribunale

La giurisprudenza si sta aprendo alla “evasione di necessità”? Alla richiesta di aiuto di imprenditori sempre più numerosi messi di fronte ad una scelta: versare le tasse e chiudere l’azienda o puntare alla sopravvivenza tutelando posti di lavoro?
Sembrerebbe di sì nel caso di una decisione del tribunale di Pavia che ha disposto il dissequestro dei beni di un’impresa del settore meccanico protagonista del mancato pagamento di Iva e ritenute per 3,5 milioni di euro.
Il giudice ha accolto la tesi difensiva secondo cui “si esclude la punibilità dell’imprenditore che omette il versamento di imposte regolarmente dichiarate e liquidate al solo scopo di garantire la continuità aziendale e, in un momento di crisi economica quale quello attuale, nell’intento di preservare posti di lavoro, continuando a garantirne la retribuzione”.
Parliamo di 250 dipendenti, mentre l’imprenditore – dopo una trattativa con l’Agenzia delle Entrate – ha raggiunto un accordo per la ristrutturazione del suo debito: verserà a rate all’erario l’Iva e le ritenute non pagate.
Accertate le difficoltà, dunque, parrebbe un caso di facile risoluzione soprattutto in base all’art.45 del codice penale per cui “non è punibile chi ha commesso il fatto per caso fortuito o forza maggiore”.
Ma se valesse solo questo come indicazione generale per risolvere un problema di evasione dell’Iva, che in Italia detiene il primato europeo, significherebbe sommergere i tribunali.
Opportuno, dunque, evidenziare il perimetro entro il quale lo stato di difficoltà aziendale possa “giustificare” l’omesso versamento di ritenute specifiche e Iva.
Ad esempio, la recente sentenza della Corte di cassazione n°6920/2019 in tema di responsabilità penale dell’imprenditore di fronte all’evidente stato di crisi finanziaria della sua impresa: “L’odierno ricorrente aveva rappresentato l’esistenza del peculiare stato di crisi derivante dal crac, con le conseguenti forzate sospensioni di pagamento e quindi il difetto dell’elemento psicologico anche in ragione della crisi generale, nonché l’avvenuto ravvedimento operoso a seguito del concordato piano di ammortamento del debito tributario con l’amministrazione fiscale”.
Il punto fondamentale è l’esclusione del dolo specifico di evadere le imposte e la volontà di ripagarle con successivo accordo fiscale.
Morale: la sempre più stratificata polemica sociale sulle tasse non sfoci con troppa facilità in fin troppo libere determinazioni.

Leggi anche Il sovraindebitamento e la procedura per abbattere il debito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *